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martedì, 23 dicembre 2008  

48 – Numeri Dalmuti

Ognuno deve tenere in mostra sul colletto il proprio numero Dalmuti, cioè il livello della propria abitazione. Più è basso il numero e più è alto il ceto sociale. “Monocifra” o “Whip” sono l’altissima aristocrazia. Oltre il 144 nessuno è di fatto obbligato a portare il numero (a fare causa se ne trarrebbe pochissimo): “Senzanumero” è una specie di offesa.

Portare il numero di livello era una moda, una specie di usanza, poi un certo signor Dalmuti fece una quantità enorme di cause contro persone che non lo portavano o lo portavano falso, vincendone l’85% dimostrando di essere danneggiato nel non sapere il livello dell’interlocutore.

“C’è un numero sotto quell’uniforme?” Fosber non raccolse l’offesa.

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49 – Respirene

Sostanza che si dice pompata ai piani bassi per rendere respirabile l’aria. In realtà l’aria in tutta la buca è filtrata, pompata, disinfettata, riciclata, ma non esiste nessuna sostanza chiamata così.

“Lei non sarà abituato all’aria senza respirene…” Fosber cominciava a mal sopportare le offese continue.

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giovedì, 25 dicembre 2008

50 – Porta Vauban

Porta superblindata (che solo i ricchi si possono permettere) che si avvolge intorno a chi deve entrare e lo riconosce dall’aura.

“Una Vauban al 95?!”

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51 – Aura

Traccia bioelettrica che avvolge tutti gli esseri viventi, e che è diversa da individuo a individuo.

“Nessuno riesce a cancellare le tracce della propria aura in una stanza in solo 24 ore, a meno che non stia in una gabbia di Kamppf; ma allora non passava per la porta Vauban!”

“Non ha cancellato nulla: ha lasciato la porta aperta. In quella stanza ho trovato tracce di almeno novanta aure diverse: non è possibile isolarle.”

Tecnicamente quella che comunemente è detta “aura” si chiama Campo FED di Qiliaplin-Venderbar (dove F sta per fisio- E per -elettro- e D per una parola di 45 lettere); si è cominciato ad usarla come traccia di identità da quando si è riusciti ad individuarne quattro livelli, chiamati Hunc, Mailo, Nobber e Plauenga dai nomi degli scopritori. In seguito chiunque ha cominciato ad ipotizzare ulteriori livelli nella speranza di passare alla storia, ma si è preso a chiamarli semplicemente coi numeri (finora se ne sono individuati con certezza otto).

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52 – Oliscopio

Appoggiò l’oligrafo in terra e lo accese, poi lo guardò mentre strisciava lentamente voltando vorticosamente la testa. Solo due volte dovette farlo ripartire a calci (gli attrezzi di terza mano difficilmente sono perfetti).

(…)

Accese l’oliscopio e ci inserì la piastrina, poi si mise il visore in testa. Come al solito all’inizio erano attivi tutti gli spettri, quindi la mappa visibile era una specie di solido squadrato nero: la casa della vittima. Deselezionò gli spettri lasciando solo i ventisei ottici del visibile, ebbe così l’immagine dell’abitazione come l’aveva vista dal vero, forse un po’ più nitida.

(…)

Combinando gli spettri magneto, termo e pulviscolare notò una strana linea ad angolo verso la parete sinistra della stanza interna. Provò ad escludere i magneto 2 e 3.

(…)

Provò ad ingrandire ancora, ma oltre il quinto raddoppio l’immagine si fece talmente sgranata e lattiginosa da sembrare un quadro di Vimerbeerem.

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53 – L’assistente Asize

L’assistente Asize aveva degli strumenti che Fosber aveva visto solo sui cataloghi: un difrattore lamellare Regelmal 32, un Pobel C45 a tre guide, una Filbs a sedici linee, un DDL 312, un Kolder 21 (niente a che vedere col suo Bernutz 3000 a piastrine, neanche un Bernutz originale, ma un Bernutz-compatibile).

Il suo oliscopio non sarebbe neanche riuscito a leggerli, i prismi di sinizio che generava quel Kolder.

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54 – Tracciante

Trasmittente che si installa in un’apposita “bioporta” (una specie di presa, in genere sulla schiena) che funziona con l’aura. Serve per rendere sempre immediatamente localizzabile il soggetto. Lo portano le persone che hanno contratti (o altre obbligazioni) in corso.

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55 – Controllore di traccia

Chi installa e segue sui propri monitor coloro che portano un tracciante.

“Ho trentanove tracciati da seguire: se si sparge la voce che racconto i fatti loro mi trovo senza lavoro. Io campo sulla riservatezza.”

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56 – La vittima

Un faccendiere misterioso. Viveva al livello 95 ma era assai ricco.

L’assassino l’ha ucciso, ma poi ha lasciato spalancata la porta: dozzine di saccheggiatori sono entrati portando via e inquinando qualunque traccia abbia lasciato l’assassino, anche il corpo è stato portato via e si sa che è morto grazie al tracciante.

Aveva strani legami con whip.

Forniva (forse) le risposte dei quiz ad un concorrente (scandalo!) e forse lo ricattava. Ricattava una whip “Gyungy” di rivelare che il suo vero nome era Perla (Gyungy in un’antica lingua, l’ungherese, significa Perla): una marca di contraccettivi, mentre lei sosteneva di essere whip da molte generazioni. Forse contrabbandava qualcosa per un noto collezionista. Ha un qualche legame con un giocatore di gofor scomparso negli stessi giorni della sua morte.

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sabato, 27 dicembre 2008

57 – Tagller

Pro, cieco, vicino di casa della vittima.

Pro è l’abbreviazione di professionista o prostituto, non si sa bene, ma non fa differenza.

Non è chiaro dal testo se tutti i pro siano ciechi (forse per discrezione) o se sia un caso.

“Tagller… accennò un sorriso alla sottile ironia del suo nome”

Non si capisce quale sia l’ironia del nome Tagller.

Probabilmente conosce molte cose sulla vittima, forse lo ricattava a sua volta.

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58 – Depasom Sil

Investigatore whip.

Snobbato, odiato (e invidiato) dagli altri investigatori, ha raggiunto grande popolarità e ricchezza risolvendo un caso celeberrimo e pubblicando un libro sulle tecniche investigative (utile più che altro ai malviventi).

Sta lavorando sul caso della sparizione del celebre giocatore di gofor Roblindi Maniki: caso che si intreccia con quello di Fosber.

“Non sono il suo assistente!”

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59 – Gyungy Devin

Bella in modo stucchevole, una specie di catalogo estetico. Misurando la proporzione tra naso e bocca si sarebbe avuto senz’altro un rapporto esatto fino al settimo decimale. Bella come una sfera d’acciaio ma altrettanto desiderabile.

 

Nonostante tutto fosse disposto per farlo sentire in imbarazzo, inferiore, Fosber aveva la consapevolezza della mano vincente: la certezza che la signora Gyngy era colpevole. Non sapeva ancora di cosa, ma era colpevole.

“Signora Gyungy, prima di salutarci dovremmo scoprire le carte: lei bluffa.”

Lei increspò la fronte (ma in modo graziosissimo): non capiva.

“Lei è colpevole signora Gyngy.” fece cadere le parole dall’alto.

“Lei farnetica.”

“Sono un oscuro investigatore. L’ho incontrata personalmente, ho parlato con lei e senza sborsare un soldo: nessun whip farebbe una cosa del genere se non avesse la coscienza sporca.”

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60 – BO

Interessante macchina, il BO (da pronunciare “bio”, nome completo “biografo”).

Si usa in genere con due settaggi: per la biografia completa (in un paio di pagine per un’intera vita) o per la cronaca minuta (cosa faceva la note scorsa tra le due e le tre).

Si “nutre” con racconti, estratti conto, immagini, filmati, testimonianze, tracciati, articoli di giornale, ecc.

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61 – Calder Maniki

Un uomo vecchio, come non se ne vedevano molti in giro, e nessuno a questi piani. Evidentemente uno di quegli eccentrici che nonostante le possibilità rifiutavano la chirurgia giovanile.

Questo fotogramma è di suo figlio?

Non aveva mai visto Roblindi Maniki?

Quando è stato scattato?

Anni fa.

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domenica, 28 dicembre 2008

62 – Soluzione del caso

(Questo appunto non lo riporto: hai visto mai che poi vi trovate a leggere il romanzo, non vorrei rovinarvi il finale.)

Il movente è deboluccio.

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63 – Epilogo

Nessuno chiede i danni all’assassino, che quindi non viene perseguito.

Fosber diventa assai popolare (oppure l’altro gli frega la scena e lui torna nell’anonimato).

Come vuoi, Palana, ma noi sappiamo com’è andata davvero.

Quello che sappiamo noi non fa la cronaca, figuriamoci la storia.

Vuol dire che non farà aumentare i miei compensi?

Cercherò di non farti addebitare le spese di quest’indagine.

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Fine

Ecco fatto. Finito.

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mercoledì, 16 marzo 2011

Vita reale (1)

Il futuro ci sta raggiungendo. Per esempio, la concezione del giudice come un professionista come gli altri non apre la strada alla loro privatizzazione?
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giovedì, 17 novembre 2011
Vita reale (2)
 
Non vorrei stare qui a vantarmi, però il cosiddetto “grattaterra” (un grattacielo alla rovescia) che hanno progettato sotto lo Zocalo di Città del Messico (cioè in un terreno che essendo l’ex fondo di un lago sprofonda a vista d’occhio, tanto che gli edifici più antichi della zona sono tutti sbilenchi) è esattamente quello che io avevo descritto anni fa nel mio romanzo giallo di fantascienza mai scritto, di cui pubblicai gli appunti in un blog fratello di questo nel 2008.
 
venerdì, 16 dicembre 2011
Vita quasi reale (3)
 
Visto ieri “L’ultimo terrestre” un film in cui uno dei personaggi ha l’idea di chiamare il figlio col nome della ditta in cui lavora (una sala bingo) per farsi sponsorizzare e chiedere un vitalizio per il bambino.
Essendo un film (quindi la sceneggiatura scritta da molto tempo) tratto da un fumetto (quindi scritto, non so se anche questo particolare, da molto) non sono sicuro di essere arrivato prima io.
Però, dài, posso segnarlo qui, no?
 
venerdì, 1 febbraio 2013
Vita reale (4)
 
Visto ieri sera nel telefilm CSI uno scanner che sembra l’embrione della macchinetta che faccio usare al mio detective, una macchinetta che “fotografa” tridimensionalmente un ambiente (anche in spettri non visibili) per poterlo riprodurre virtualmente e ispezionare a piacere. L’avevo chiamato oligrafo (lo scanner) e oliscopio (il visore).
Suppongo che lo scanner di CSI (lì presentato come novità sperimentale) esista davvero (magari per riprodurre ambienti architettonici per visite in realtà virtuale).

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